C’è stato un tempo in cui Alessandria era ricca di locali che hanno fatto la storia gastronomica della città: dai piatti della tradizione piemontese, ai richiami alla cucina francese degli anni 80, alle contaminazioni dal sud Italia.
Vi presento cinque locali storici di Alessandria che non esistono più, ma che hanno lasciato un segno profondo nella memoria e nel cuore degli alessandrini, e che spesso vengono ricordati con malinconia.
1. La farinata di Savino
Chiuso a maggio del 2002, il locale di Savino è stato tra le prime pizzerie nate ad Alessandria. Tutti conoscono la farinata di Savino: chi ha avuto la fortuna di assaggiarla, chi la conosce solo per fama. In via Bergamo 33 si faceva la fila per gustare la famosa bellecalda, come la chiamava Umberto Eco, tra affezionati, curiosi, anziani golosi e studenti affamati.
Da Savino si gustava anche la pizza al tegamino, nella versione con o senza acciughe, soffice come una focaccia e gustosissima. A volte anche le pere cotte nel forno a legna. Nel piccolo e angusto locale c’erano pochi coperti e nelle sere del weekend era molto difficile trovare posto a sedere: code estenuanti fuori, caldo e pieno di fumo l’interno. Particolari che venivano subito dimenticati al primo boccone di farinata.
Il fornaio, che tutti chiamavano Savino, era in realtà Franco Traversa e nulla aveva a che fare con il vero Savino. Il vero Savino era il nonno di Renato Priora, cognato di Traversa. Si chiamava Savino Toschi, e aprì il locale nel 1911 debuttando con il suo castagnaccio.
Dopo dieci anni di chiusura, nel 2012 il locale è stato riaperto da una coppia di Acqui Terme, che ha riutilizzato il forno a legna per tornare a servire la farinata. Nel 2015 è mancato Franco Traversa, il re della farinata, colui che sfornava la bellecalda tanto amata anche dal sopracitato Umberto Eco.
2. I bolliti misti del Grappolo
Il Grappolo ha chiuso a fine 2017, dopo 90 anni di vita tra eleganza e tradizione, forse il luogo dove gustare il miglior bollito misto di Alessandria.
Il locale nasce nel 1927, dal padre di Osvaldo Procchio, che prende in gestione la trattoria Novarese battezzandola Grappolo, in via Casale 28.
Nel 1943 Osvaldo diventa intestatario e decide di ristrutturare il locale, divenendo un luogo elegante e prestigioso. I gestori che tutti conosciamo, Beppe Sardi e Dino Loberti, subentrano nel 1978: sono giovani provenienti dalle scuole alberghiere di Genova e Stresa e ancora non sanno che faranno la storia della cucina alessandrina.
Il locale si trova in un antico palazzo del 600 costruito dalla famiglia Prati: alte volte in legno, la grande sala con il caminetto, il salone con l’antica colonna in granito. È qui che Beppe Sardi presentava il suo famoso bollito all’antica maniera, con sette pezzi di carne e 14 salse, girando con il suo carrello tra i tavoli del locale. Ma tra i piatti della tradizione anche tanti risotti, agnolotti allo stufato, battuta di carne e un’ottima carta dei vini.
Oggi Beppe Sardi continua a lavorare nel mondo dell’enogastronomia tra televisione e eventi vari.

3. Gli gnocchi alla parigina del ristorante Torino
Il ristorante Torino è stato uno dei più noti locali della città e tra i più frequentati dagli alessandrini per i pranzi della domenica, ricevimenti di nozze, pranzi di comunione.
Il ristorante Torino era in via Vochieri 108, dove oggi si trova il ristorante indiano Swagat. L’ampia sala luminosa con tappezzeria verde scura e lampadari di cristallo creavano un ambiente elegante ma sobrio. La signora Paola Praglia era l’anima del locale, intrattenitrice e perfezionista, faceva sentire tutti un po’ a casa grazie a quell’atmosfera famigliare che riusciva a creare.
Famosissimi i suoi gnocchi alla parigina, piatto tipico della cucina francese, ma anche il carrello degli antipasti, i rabaton conditi con una salsa di panna, agnolotti con sugo di brasato, bollito misto, funghi porcini fritti. L’utilizzo di besciamella, panna e salse cremose non sono risultato di uno chef di scuola tradizionale francese, ma una semplice scelta della titolare che così intendeva caratterizzare il suo ristorante.

4. I pizzaioli di Tramonti e la Pizza da Ciccio
Oltre a Savino, Alessandria è col tempo diventata anche terra di pizzerie, con una gran bella varietà di pizze. Questo perché, dalla fine degli anni 50, iniziarono ad arrivare da Tramonti, un piccolo paesino in provincia di Salerno, diverse famiglie che con il tempo aprirono le prime pizzerie di Alessandria.
Se la pizza al tegamino già esisteva e veniva preparata da Savino o nell’altrettanto storica pizzeria Il Buco, detto U spurcacciun, con il tempo sono nate anche altre varietà: pizze larghissime e sottili, ben cotte e croccanti, altre ancora soffici e focacciose.
In via Dante molti ragazzi erano soliti andare da Ciccio, prima o dopo il cinema, o per festeggiare la fine delle scuole con cene di classe. I proprietari erano gli Amato, arrivati da Tramonti nel 1964 per portare la loro pizza ad Alessandria.
Il fratello di Antonio, Franco, apre poi una sua pizzeria negli anni 80. In via San Giacomo della Vittoria, la chiama “da Franco il salernitano”. I figli Antonio e Alfonso, a loro volta, aprono in Spalto Marengo La Bersagliera, chiuso purtroppo nel 2016.
Il gestore della pizzeria da Ciccio consigliava: la pizza con le acciughe o la pizza “alla Ciccio” con cozze, calamari, olive, carciofini e prosciutto.

5. Le baracche sul Bormida
C’è stato un tempo in cui anche ad Alessandria si faceva il bagno, si prendeva il sole e si mangiavano cartocci di pesce fritto. Le baracche sul Bormida erano punto di incontro, nate negli anni 30, quando le rive del fiume erano luoghi di villeggiatura degli alessandrini meno abbienti.
La prima baracca si trovava a ridosso del ponte di mattoni della statale per Ovada, 500 metri dopo il casello autostradale di Alessandria sud. La seconda vicino al ponte di ferro della linea ferroviaria Alessandria-Genova.
Sulla riva del Bormida andava tantissima gente, tra i frequentatori del ristorante con sala da ballo dove ci si divertiva nelle sere d’estate, chi correva nella pista dei go kart accanto al ristorante, chi faceva un bagno nel fiume per rinfrescarsi dal caldo estivo.
Negli anni 60 la Baracca Nastasia era punto di ritrovo per molti, soprattutto gli operai della fabbrica Borsalino.
La domenica era praticamente impossibile trovare un posto dove posteggiare, da quanta gente c’era: quasi tutti raggiungevano le baracche in bicicletta o con il motorino. Ma anche in carrozza e con il treno popolare, negli anni precedenti.
Alla baracca, Maria Ivaldi (Anastasia) e Giovanni Capra negli anni 60 cucinavano salamini di vacca bolliti o alla brace, panini con salame o panini con acciughe e bagnetto. Ma anche le alborelle appena pescate e fritte, oppure gli stricc, piccoli pesci simili alle alborelle.
Nel 1984, la baracca diventa l’osteria River Side, gestita dalla famiglia Biancardi, e per l’inaugurazione viene a cantare addirittura Little Tony.
Ad oggi, purtroppo, di queste baracche restano solo rovine immerse nella vegetazione. Tanti sono gli alessandrini che, passando vicino a quei luoghi con la bicicletta, ricordano con nostalgia le vacanze al fiume.
Se ricordate qualche altro locale di Alessandria, o avete particolari ricordi di uno di quelli citati nell’articolo, lasciate un commento qui sotto, mi farebbe molto piacere leggerli e condividerli.
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il bar Baleta era da nominare
Posso sempre aggiungerlo 😉 Avresti voglia di raccontarmi un po’ di curiosità su questo bar?