Nel Basso Monferrato Astigiano, al confine con la provincia torinese, le colline verdeggianti e ricche di vigneti, boschi e campi coltivati nascondono dei piccoli tesori che possono essere scoperti durante una piacevole gita nel weekend.
Un viaggio tra storia e cucina che si divide tra due paesi, Aramengo e Cocconato, e che ho pensato di proporvi in due articoli separati, per farvi conoscere un po’ di Monferrato astigiano “di confine” , scoprendo la bellezza della cosiddetta Riviera del Monferrato.
Perché si dice andare a ramengo?
Percorrendo la strada che da Asti arriva al paese di Aramengo, capisco perché sia rimasto nella storia il detto “andare a ramengo”. E tu lo sai perché si dice andare a ramengo?
Ad oggi si intende “andare in rovina, alla deriva”, questo perché nel Medioevo il paese di Aramengo si trovava proprio al confine del ducato di Savoia e tutte le persone condannate per reati economici venivano esiliate lì, al confino.
All’interno del libro Alla riscoperta del Monferrato, edito dalla casa editrice Il Monferrato e stampato nel 1972, viene spiegato in un piccolo paragrafetto dedicato ad Aramengo che
Sulla piazza principale esisteva una grossa pietra diventata leggendaria; si dice che su di essa venissero seduti, non propriamente con delicatezza, i cittadini debitori e morosi. Tanti i colpi quanti erano i debiti.
Nello stesso paragrafo, poco più giù, tra i nomi dei ristoranti presenti nel paese in quegli anni, se ne trova uno che resiste ancora oggi ad Aramengo: la Trattoria dei Cacciatori.
Posso dire con certezza che sia una gioia arrivare al loro locale dopo tanta strada fatta, passando tra piccoli paesi tagliati a metà solo dalla statale, tra boschi, campi e vigne.
Cucina tradizionale e ambiente famigliare alla Trattoria dei Cacciatori di Aramengo
La trattoria dei Cacciatori si trova precisamente nella frazione Marmorito Santa Maria di Aramengo, e dagli anni 70 a oggi continua a portare avanti le tradizioni di famiglia in termini di ospitalità e amore per il proprio territorio.
Nata da quello che era il luogo di ritrovo dei cacciatori, nei primi anni 70 viene preso in carico come trattoria di paese da Mario e Franca, proponendo la cucina tipica piemontese e gestendo anche la bottega accanto, l’unica del paese. Con il passare degli anni, le figlie Valeria e Elena, ormai adulte, decidono di portare avanti il locale di famiglia, aprendo anche un piccolo Bed & Breakfast “San Rocco”.
La Trattoria dei Cacciatori di Aramengo ancora oggi offre una cucina casalinga in un ambiente caloroso, da trattoria di paese che riesce a farti sentire a casa. Uno di quei luoghi in cui sai che se andrai ti troverai bene, per un pranzo della domenica come quelli che una volta facevi dalla nonna.


Il menù della trattoria è scritto su una lavagnetta e varia a seconda della stagione e degli ingredienti che hanno a disposizione in cucina e nell’orto di casa, oltre ai prodotti tipici del territorio. L’utilizzo delle erbe aromatiche per condire la pasta all’uovo fatta in casa, i fiori d’acacia ad arricchire ricette salate e dolci. E ancora robiola di Cocconato, lardo di Moncalvo, vini del territorio come il Barbera d’Asti “Cerea” dell’azienda Pianfiorito di Albugnano (AT) o un Dolcetto DOC della Cascina Quarino di Aramengo.


A prevalere sono i sapori della tradizione piemontese e della cucina di casa: il bagnetto verde con le acciughe, preparato a mano e tritato finemente con la mezzaluna, è come quello che faceva mia nonna. Gli agnolotti burro e salvia sono delicati, forse un po’ poco pieni rispetto a quelli a cui sono abituata, mentre il brasato al Barbera si scioglie in bocca e il sughetto merita almeno una scarpetta con il pane.
Le tagliatelle paglia e fieno, condite con le erbe aromatiche, hanno conquistato tutta la mia attenzione: la consistenza della pasta fresca, la cottura perfetta, il sapore delle erbe che sanno di casa e di vita di campagna.


Anche i dolci sorprendono per la scelta di sapori tipici piemontesi, ma con cura nell’impiattamento e nell’abbinamento. La torta di nocciole si sposa con un fresco gelato alla zabaione, mentre il salame dolce si unisce al gelato al torrone in maniera splendida. Con il dolce, poi, non manca un bicchierino di Moscato fresco, a concludere molto piacevolmente un pranzo della domenica indimenticabile.
Bonardina, la panchina gigante di Aramengo
Inaugurata nel marzo 2020, in pieno lockdown, la panchina gigante di Aramengo è anch’essa legata alla trattoria dei Cacciatori. Creata dalle sorelle Elena e Valeria Vallarollo, insieme al produttore vinicolo Giuseppe Chiesa, l’obiettivo è quello di dare ancora più visibilità al territorio e attrarre turisti, entrando nel circolo delle Big Bench con la panchina numero 90.
La panchina viene soprannominata “La Bonardina”, perché installata tra i vigneti che producono un’ottima Bonarda. Si trova sempre a Marmorito Santa Maria, frazione di Aramengo. Per raggiungerla, dalla trattoria dei Cacciatori, si può fare una piacevole passeggiata seguendo le indicazioni, tra vigne e orti di paese.
Conoscete altri luoghi da visitare in questa zona? Siete mai stata ad Aramengo? Vi invito a lasciarmi un commento qui sotto e raccontarmi la vostra esperienza, oppure cercatemi sui miei canali social. Vi aspetto! ⬇️



