Stasera voglio essere filosofica.
No, tranquilli. Non è una minaccia. Solo che ci sono dei momenti nella vita in cui una persona si trova costretta a dover rivalutare la propria esistenza, senza ambire più ad un futuro felice e sereno, ma godendosi ogni giorno ciò che la vita ha da offrirgli. Non voglio essere pessimista, non credo che la vita sia come un pendolo che oscilla tra dolore e noia, però riconosco che sia spesso difficile programmarsi il futuro, specie quando, con il tempo, ci si può ritrovare delusi e alla deriva.
Ho capito che è meglio cercare ogni giorno quel qualcosa che, anche solo per un secondo, ci ha resi felici, ci ha fatto sorridere, ci ha fatto smettere di pensare a tutto il resto.
Tutto questo “preludio” per arrivare al succo del discorso: ritrovo questo piacere e attimo di serenità nel risotto. Un risotto buono, all’onda, saporito, ma delicato, cotto al punto giusto, da sciogliersi in bocca. Un risotto cucinato con cura e attenzione. E poi gustato con calma, boccone dopo boccone.
Questo è puro piacere per me, in grado di farmi passare ogni sorta di malumore, spegnermi il cervello e calarmi nella parte della donna cuoca e golosa.
Ed ecco che, con questa presentazione, vi introduco alla ricetta che oggi voglio condividere con voi, amici lettori. Uno dei tanti risotti che mi appresto a cucinare con molta curiosità e l’acquolina in bocca al sol pensarci..
Risotto allo zafferano con funghi orecchiette
I funghi orecchiette, o funghi pleurotus, sono conosciuti anche come “orecchione” o “fungo a ostrica” proprio per la forma del cappello. E’ molto comune in Italia e uno dei tipi di funghi più coltivato e conosciuto nel mondo. Viene spesso utilizzato per preparare delle cotolette fritte in padella o al forno, sempre per la loro forma molto larga e sottile.
Ingredienti (per due persone):
- 160g riso Carnaroli
- 2 cappelli di funghi orecchiette
- 2 spicchi d’aglio piccoli
- mezza cipolla rossa
- olio
- sale
- peperoncino
- zafferano
- una foglia di alloro
Ho iniziato pulendo bene i funghi e tagliando via il gambo, più spugnoso e duro rispetto al cappello, sottile e tenero.
Li ho tagliati a cubetti piccoli e saltati in padella con un cucchiaio d’olio, i due spicchi d’aglio, sale e peperoncino, per cinque minuti.
In un tegame ho messo un altro cucchiaio d’olio e ho fatto soffriggere mezza cipolla rossa tritata insieme alla foglia di alloro, poi quando la cipolla a dorare, ho aggiunto il riso a tostare per un minuto.
Ho poi sfumato con un vino bianco frizzante (anche se forse andrebbe meglio un bianco fermo). Non appena il vino è evaporato, ho cominciato a bagnare con il brodo vegetale.
Nel frattempo ho spento il fuoco dei funghi, che andrò ad aggiungere al riso a metà cottura.
Dopo aver aggiunto i funghi, ho continuato a mescolare ed aggiungere brodo, fino a raggiungere la giusta cottura.
Ho quindi messo a sciogliere lo zafferano in una tazzina di brodo, mescolato bene e aggiunto al risotto.
Ho continuato a mescolare, spento il fuoco e coperto per far riposare qualche minuto.
Non ho mantecato con il burro, ho preferito lasciarlo “nature”.
Ho servito con un’ultima spolverata di pepe nero.
Ben detto! Un risotto ben cucinato è un ottimo antidoto per quella leggera malinconia che a volte salta fuori nei momenti in cui siamo più tranquilli. Gli gnocchi mi fanno lo stesso effetto: si sciolgono in bocca, sciogliendomi il cuore 🙂
Gli gnocchi.. gnam! A me piacciono tanto le chicche, ma quelli fatti in casa e belli morbidi sono la fine del mondo! E così ogni pensiero negativo se ne va..
Il risotto è perfetto e l’aggiunta dei funghi è un gradevole up grade. La malinconia è passata anche a me!
Pienamente d’accordo, ci sono piatti capaci di donarti il buon umore, per come sono o per quello che evocano, per il loro sapore e perche’ li prepariamo con cura e passione. Questo tuo risottino ha un aspetto delizioso, cucinando passa la tristezza e la malinconia. E per un po’ dimentichiamo anche problemi e preoccupazioni.
Un saluto!